Unicità, artigianalità, il fatto a mano: Italo Marseglia ospite di Glamour - appunti di moda

Un Fashion Designer che alla passione per la moda ha unito l’esigenza di produrre capi sostenibili ed etici. Questo è Italo Marseglia, ospite di Glamour, il contenitore di incontri e seminari proposto dal dipartimento di Fashion Design dell’Università Europea del Design di Pescara. “Con una grandissima dose di incoscienza nel 2016 ho fondato il mio marchio – racconta Italo Marseglia, il “designer del crochet” – unendo la qualità dell’Alta moda alla velocità del pret-a-porter e ho iniziato a lavorare in un’ottica di Upcycling: dare un nuovo contenuto economico e creativo a qualcosa che si scarta. 

 

L’industria della moda è al terzo posto nella classifica delle aziende più inquinanti. Mi sono soffermato sulle fasi in cui la filiera moda fa più danni per le emissioni di CO2, l’inquinamento delle falde acquifere e lo sfruttamento della manodopera. Da questa ricerca è nata l’idea di creare capi utilizzando tessuti e materiali che altrimenti sarebbero stati distrutti.” 

Oltre a dare nuova vita a materiali destinati al macero, hai riproposto il crochet come tecnica contemporanea e creativa. 

“Da quando ho iniziato il mio percorso come designer indipendente ho sempre pensato fosse importante portare avanti i valori e il know how che il made in Italy ci ha trasmesso: l’unicità, l’artigianalità, il fatto a mano. 

In un mondo sempre più interconnesso, che si muove con una certa rapidità, volevo abbracciare un’idea di Made in Italy più grande e più rispettosa del pianeta. E da qui, un po’ per gioco, è nato il nome madeinitalo (cioè fatto da me!) e l’idea di lavorare gli scarti (leftover) e di concentrarmi sull’Upcycling. In altre parole, dare nuova vita a elementi di recupero e dare nuova identità, un contenuto creativo, a tutto ciò che c’è nei magazzini”. 

Quali sono i materiali che utilizzi? 

“In questo momento il filato grezzo, elemento protagonista del mio progetto di crochet. Vado a mischiare e intrecciare questi filati per creare maglioni ad uncinetto”. 

Ti sei formato nell’Atelier di Alta Moda di Sarli e poi hai proseguito la tua esperienza da Gattinoni.

“Ho vissuto questa grandissima qualità del tessuto e ho visto cosa significa lavorare con dei materiali super delicati. E ho capito anche qual è la mia idea di moda: una visione molto lontana dalle logiche dell’Alta Moda, ad iniziare dall’idea di prolungare il ciclo di vita dei prodotti.”

Hai più volte dichiarato che per te è molto importante la resilienza creativa o trasformativa. A cosa ti riferisci?” 

“Mi riferisco a quanto è importante per un designer sapersi reinventare e saper usare tutte le capacità. Sapersi adattare al mercato, frugando nel proprio bagaglio di competenze.”

Significa anche tornare a realizzare capi artigianali? 

“Esatto. Le nostre nonne dicevano “impara l’arte e mettila da parte”. Nel senso che non è mai abbastanza il sapere. L’artigianalità, il knowhow, il made in Italy si fondano anche su una sapienza verbale: trasmettere delle conoscenze che non sono solo scritte ma che passano di generazione in generazione attraverso il saper fare con le mani. Ascoltare e apprendere è molto importante.”

Cosa pensi dei giovani creativi? 

“Essendo stato anch’io un giovane creativo credo particolarmente nei giovani. Penso che la creatività, nella sua forma più dirompente, venga negli anni post scolastici, quando si è ancora scevri dalle leggi del mercato e del business. Ai ragazzi va data l’opportunità di mettersi alla prova soprattutto in quel momento.” 

Come nascono le tue creazioni? 

“Con tanta pazienza.” 

Quanto impieghi a realizzare un maglione in crochet? 

“Dalle tre alle sei settimane. Sono sempre stato un fanatico della forma, del modellismo. Quindi per me è importante che i maglioni siano impeccabili. Per questo ho iniziato a studiare le varie tecniche di fason di questi capi. Alla fine ho trovato un mio metodo: partire dal collo ed evitare qualsiasi cucitura. Questo permette una grande vestibilità quando si indossa; il capo non è costrittivo, asseconda i movimenti del corpo e, evitando le cuciture, si eliminano le trazioni sui punti critici. Così si ottiene un indumento che può essere indossato sia da un fisico maschile che da una fisico femminile.  

Sono convinto che oggi, oltre a essere rispettosi del pianeta, bisogna essere rispettosi anche dell’identità individuale.” 

Realizzi i tuoi maglioni su misura o in base a una richiesta specifica?  

“La parte crochet la creo su misura, ma realizzo anche piccole capsule per alcuni negozi di abbigliamento.” 

Quale sarà il tuo prossimo progetto? 

“Per ringraziare tutte le persone che mi sono state vicine nel periodo di lockdown, abbiamo donato dei filati e ho iniziato un tour di crochet girando per le città italiane. E’ stata una cosa molto divertente. Tra i miei progetti c’è quello di varcare la barriera alpina e portare questo progetto fuori dall’Italia. 

Oltre a questo farò una Masterclass a Milano per trasmettere la tradizione e la valorizzazione del crochet. Ho avuto modo di insegnare la tecnica a ragazzi giovanissimi, che hanno lavorato in studio con me a Roma, ed è stato bellissimo vedere come si sono appassionati a una tecnica che può sembrare obsoleta e che, al contrario, è assolutamente contemporanea”.  

Emanuela Costantini