Lorenzo Sciarra

Interior Designer

Corso di Interior Design

Fin da piccolo quando, con i Lego, davo sfogo all’immaginazione sfidando la resistenza di un po’ di cubetti di plastica incastrati l’uno con l’altro, improvvisavo travi e pilastri e mi divertivo a ricercare una qualche “tenuta statica” alle piccole strutture che ne venivano fuori.

Preciso, metodico e determinato, “al punto di diventare spesso ostinato”. È così che si descrive Lorenzo Sciarra, 27enne di Pescara, oggi designer d’interni e del prodotto.
“Ho sempre avuto una grande passione per la progettazione, in particolare la progettazione d’interni – racconta Lorenzo Sciarra, ex allievo del dipartimento di Interior Design dell’Università Europea del Design di Pescara – il mio personale modo di evadere dalla mia casa e dalla mia città e di immaginare altre realtà, di viaggiare con la mente altrove.

Fin da piccolo quando, con i Lego, davo sfogo all’immaginazione sfidando la resistenza di un po’ di cubetti di plastica incastrati l’uno con l’altro, improvvisavo travi e pilastri e mi divertivo a ricercare una qualche “tenuta statica” alle piccole strutture che ne venivano fuori.

L’aspetto dell’Interior design è stato sempre spiccatamente forte in me, mentre il design del prodotto, come anche tutto lo studio della comunicazione che ci gira attorno, sono ambiti che ho avuto modo di scoprire e di potenziare durante i tre anni trascorsi alla UED.”

Quanto ha inciso, nel tuo lavoro, la formazione ottenuta all’Università Europea del Design di Pescara?

“Il mio percorso di studi mi ha permesso di apprendere tanto non solo in termini di conoscenze teorico-tecniche, ma anche in materia di presentazione grafica e discorsiva del progetto, di corretta gestione delle tempistiche di lavoro e di condivisione delle informazioni all’interno del team.

Ricordo spesso quando, in uno dei primi esami del primo anno, il nostro docente, Angelo Bucci, sentendo utilizzare tante volte le espressioni “Ho creato”, “Abbiamo creato”, “E’ stato creato”, ci riprese bonariamente dicendoci: “Avete creato? E chi vi credete di essere?”.

Da quella volta i verbi ‘Progettare, Realizzare, Ipotizzare, Costruire, Dare luogo…’ sono stati quelli che mi hanno accompagnato per tutto il triennio e che ancora mi accompagnano nel lavoro di tutti i giorni.

E poi Maria Pennese che ci esortava a ricercare e proporre concetti “densi di significato”, che non fossero solo un mero incontro di forma e funzione, ma che potessero portare un’esperienza ben precisa al fruitore. O anche, Monica Alegiani che ci invitava ad analizzare i prodotti, anche i più comuni, identificandone i “plus” e i “minus”, al fine di trovare nuovi spunti di progettazione, e Marco Rossi, che cercava in ogni lezione di guidarci all’interno del ciclo produttivo industriale, descrivendone tutti le fasi fondamentali.

Sono solo alcuni degli esempi che potrei citare per descrivere la quotidianità all’interno dell’Università Europea del Design. Gli stimoli da parte degli insegnanti sono tanti, tantissimi e sta solo a noi, che siamo dall’altra parte della cattedra, riuscire a carpirne quanti più possibili. Al di là della formazione ricevuta, io credo che ciò che resta dentro sia la grande passione che ogni docente ha per il proprio lavoro e che ha cercato di trasmetterci costantemente.”

Di cosa ti occupi oggi?

“Dal 2016, subito dopo aver concluso il corso di Interior Design alla UED, lavoro in Aran Cucine come progettista di showroom monomarchio per i paesi esteri.

Dopo un primo periodo di tirocinio nel quale ho avuto la fortuna di approcciarmi agli ambiti aziendali relativi all’arredo notte e uffici, ho successivamente iniziato con la progettazione degli showroom, sviluppando spazi espositivi per clienti in Francia, Stati Uniti, Russia e, in ultimo, in Germania, che è il mio attuale mercato di competenza e che curo in maniera esclusiva.

La progettazione delle esposizioni è una branca che mi appassiona molto, che avevo già avuto modo di studiare attraverso il corso di Exhibit Design, ma che mi ha totalmente catturato, da quando svolgo questo lavoro. Questo ruolo mi ha permesso di portare avanti la progettazione di spazi interni ad uso commerciale e, allo stesso tempo, di ampliare le mie conoscenze rispetto al prodotto cucina, che è un tema che ho sempre seguito con grande interesse e che speravo di approfondire una volta terminati gli studi. Non nego che la mole di lavoro sia tanta, i progetti che forniamo alla clientela sono molto dettagliati e per ogni showroom abbiamo una media di 8-10 cucine da progettare (compositivamente e tecnicamente), sviluppare in 3D e preventivare. E c’è poi tutta la parte relativa alla progettazione architettonica dello spazio. E’ un lavoro intenso e con tempistiche spesso stringenti, ma che mi piace e mi dà molta soddisfazione. La soddisfazione maggiore, poi, è poter vedere l’espressione compiaciuta del cliente. E’ quell’espressione a ripagare maggiormente di tutti gli sforzi fatti.

Dovendo confrontarmi spesso con clienti ed agenti stranieri, con i quali discutere i progetti e le eventuali modifiche, ho anche la possibilità di rimanere sempre allenato con l’uso dell’inglese e trovo che questa sia una grande opportunità in questo ambito professionale.”

Quali sono le tue aspirazioni per il futuro?

“Per il futuro si vedrà. Ho 27 anni e mi piacerebbe ancora sperimentare, fare, vedere tantissimo. In questo senso la voglia di imparare e di conoscere è ancora tantissima e spero non tramonti mai. Per il resto, chissà! In generale, le cose sono costantemente in divenire e, in un ambito che viaggia così velocemente come il mondo della progettazione, questa regola vale a maggior ragione. Posso dire che spero sicuramente di continuare a fare ciò che mi appassiona e che mi rende felice: il design e la progettazione.”

Cosa consiglieresti ai ragazzi che si apprestano ad entrare nel mondo del lavoro?

“Ai ragazzi che stanno frequentando la UED, a coloro che stanno portando a termine la loro formazione, ma soprattutto a chi dovrà iniziare il prossimo anno, voglio dire di affrontare ogni esame, ogni tema progettuale, ogni impegno, come se tutto questo fosse già il loro lavoro. Voglio dire loro di non trattare mai nulla con leggerezza, perché ogni corso è importante, ogni tema progettuale ha la sua specifica valenza, sia esso più pragmatico o concettuale. Fatevi e fategli (ai prof) tante domande, soffermatevi su ciò che non vi convince, non limitatevi a ‘studiare per l’esame’ perché pensate che sia giusto fare così.
Andate oltre, innamoratevi sempre di ciò che state facendo e fatelo al massimo delle vostre possibilità… Vedrete che tre anni voleranno e, in men che non si dica, vi ritroverete a preparare la tesi di laurea.
In bocca al lupo a tutti voi, mettetecela tutta! “