Si definisce determinato e curioso. Jacopo Incoronato, ex allievo del corso di Graphic Design dell’Università Europea del Design di Pescara, oggi lavora come freelance nell’ambito del motion design, della brand identity e del videomaking.
“Lavoro anche in uno studio grafico con sede a Bari – spiega Jacopo – Un ambiente familiare in cui ci si dedica a progetti a lungo termine e ci si impegna a curarli nel minimo dettaglio, insieme ad altri professionisti del settore. Lavoro a contatto con copywriter, web designer, esperti di marketing e altri designer.
Sto imparando anche ad interfacciarmi con figure tirocinanti.
La trovo una bella sfida stimolante, perché in questo lavoro non si smette mai di imparare e bisogna sempre restare umili.
La vita mi ha posto tante sfide, durante la mia crescita, ed io le ho sempre accolte vivendole con agonismo, come un atleta che sa di dover faticare e fare sacrifici, senza la sicurezza di vincere una gara, ma con la consapevolezza di migliorarsi e rafforzarsi ogni giorno per affrontarla al meglio.”
Ti definisci una persona curiosa e determinata.
“La curiosità mi ha sempre spinto a sperimentare, a non accontentarmi mai e a non avere paura del nuovo, ma soprattutto ad uscire dalla mia zona di comfort, a conoscere persone.
E a riempirle di domande per accrescere il mio bagaglio culturale e sviluppare l’empatia. La stessa che, anche oggi in ambito lavorativo, mi consente di relazionarmi con il mio team in maniera costruttiva, creando un rapporto professionale ma anche una forte amicizia.
Quello che è avvenuto anche nel periodo formativo trascorso alla UED. Un ambiente creativo pieno di professionisti che trasmettono ai ragazzi le proprie competenze e soprattutto (cosa per niente scontata)la loro passione e le loro esperienze lavorative.
Ho stretto molte amicizie durante gli anni di formazione, ho apprezzato molto il confronto e il lavoro di squadra. Sono cresciuto professionalmente respirando il giusto clima competitivo, quello sano, che ti spinge a migliorare e che ti rende felice e soddisfatto quando raggiungi degli obiettivi e vedi i tuoi compagni fare lo stesso”.
Oggi altri studenti si apprestano a concludere il percorso triennale di Graphic Design e a misurarsi con il mondo del lavoro.
“Dopo aver concluso il percorso formativo ci si affaccia al mondo del lavoro con una consapevolezza diversa delle proprie capacità, con una maggiore sicurezza nell’affrontare un progetto nuovo e soprattutto nel relazionarsi con un cliente.
Oggi sento un forte senso di responsabilità come designer. Ciò che per me prima era un gioco oggi è il mio lavoro.
Ognuno di noi contribuisce a migliorare un po’ il mondo, a mettere le basi per il futuro in continuo cambiamento, così come questa professione.
Ecco perché mi sento di consigliare ai nuovi studenti e a chi vuole approcciarsi a questo mondo di essere sempre curiosi, di assorbire il più possibile durante gli anni di formazione e stringere rapporti solidi.
Puntate sempre a fare più di quanto pensate di poter fare, cercate sempre nuove opportunità, sviluppate un forte senso autocritico e sentitevi responsabili per ogni scelta fatta.
Perché il design, in ogni sua forma, è in grado di veicolare messaggi forti. Noi siamo il tramite e saremo i designer del futuro, coloro che sensibilizzeranno le nuove generazioni”.
Hai un sogno che vorresti realizzare?
“Il mio sogno nel cassetto è affrontare progetti sempre più grandi e impegnativi, restando sempre a contatto con nuove persone che possano migliorarmi e alle quali io possa trasmettere qualcosa.
Credo nel talento ma sono anche convinto che non basti, perché se non ci si pongono degli obiettivi e non si punta a migliorarsi continuamente resta pur sempre talento sprecato. Credo invece fortemente nel sacrificio, nel lavoro sodo. Soltanto così si cresce professionalmente.
Concludo con una citazione che mi ispira soprattutto quando affronto un nuovo progetto:
Il contenuto precede il design. Il design senza contenuto non è design, è decorazione.
Ringrazio la UED e tutti i docenti per questi anni meravigliosi e per la persona che sono oggi”.
Articolo di Emanuela Costantini