"Non ho la pretesa di dover insegnare qualcosa. Sono molto giovane e ho tantissima strada da fare. Mi piacerebbe che il racconto della mia esperienza possa aiutare i giovani designer a trovare l'ispirazione e la voglia di mettersi in gioco."

Un ‘dialogo tra amici’. È così che il giovane stilista  Federico Cina ha impostato il suo incontro con gli studenti del dipartimento di Moda dell’Università Europea del Design di Pescara.
“Non ho la pretesa di dover insegnare qualcosa. Sono molto giovane e ho tantissima strada da fare. Mi piacerebbe che il racconto della mia esperienza possa aiutare i giovani designer a trovare l’ispirazione e la voglia di mettersi in gioco.

Federico Cina ha lo sguardo sorridente di chi ha visto realizzare il sogno che aveva da bambino.
“Il lusso più grande è fare un lavoro che si ama. Svegliarsi la mattina felici di iniziare la giornata”.

Il giovane talentuoso stilista romagnolo ha aperto l’appuntamento di Glamour parlando del luoghi in cui nasce la sua ispirazione e la passione per la moda.

“A 7/8 anni insieme ai giochi, con mia nonna, compravo colori e riviste di moda.
Ho sempre avuto una grande passione per la moda, ma la vedevo lontana da me, un mondo distante, quasi impossibile da raggiungere.Così, finito il liceo artistico ho iniziato a fare il parrucchiere. Ma non mi sentivo completamente appagato”.

A 19 anni decidi di trasferirti a Firenze e di iscriverti al Polimoda.
“Sì. Mi sembrava di vivere un sogno. Svegliarmi la mattina e andare all’università, disegnare, cucire, mi rendeva felice. Perché stavo concretizzando la mia grande passione.”

Hai più volte sottolineato che per te la moda deve emozionare. L’abito non deve solo coprire il corpo ma deve comunicare qualcosa.
“Sì. Ogni collezione è un capitolo della mia vita.
Da quando ho aperto il brand ho iniziato un percorso psicologico per scoprire la mia parte più intima e profonda. La mia intenzione è di trasmettere le sensazioni, i sentimenti che sento.
Per me la moda deve dare un messaggio chiaro, trasmettere quello che sei.”

Ai ragazzi che ti ascoltano, che hanno il tuo stesso sogno e che vorrebbero raccontare le loro emozioni, cosa suggerisci?
Bisogna ascoltarsi e se il desiderio di fare una cosa è grande bisogna buttarsi, senza pensarci troppo. È un po’ rischioso, ma ne vale la pena.  Ed è quello che ho fatto io.
Avevo 24 anni quando ho aperto il mio brand, senza conoscere tutti i retroscena di avere un’attività, la parte amministrativa, quella burocratica. È un percorso pieno di sacrifici. Non si ottiene tutto subito. Ma se non l’avessi fatto non avrei fatto le cose che ho realizzato in questi anni. Quando la determinazione, la passione è tanta, bisogna provarci. ”

La tua umiltà è talmente grande che i grandi successi che hai ottenuto fino ad oggi li definisci “piccole cose “.
Tra queste ricordiamo che sei stato chiamato a vestire il rapper Danger D’Amico per l’esibizione al festival di Sanremo.
“È stata una grande occasione. Tutto è stato talmente veloce che quasi non me ne sono accorto. Siamo stati contattati dal suo stylist e abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto dieci giorni prima della manifestazione. Sono stato molto contento di questa esperienza. L’outfit che aveva Darger D’Amico fa parte del nostro immaginario. Abbiamo deciso di proporre stampe diverse, adatte alla personalità del cantante. Le stampe sono sempre presenti nelle nostre collezioni.”

Oltre a Sanremo hai ricevuto diversi riconoscimenti.
“Il primo concorso importante che ho vinto con il mio team è il concorso rivolto a giovani stilisti “Who is on Next?”.
Poi nel 2021 sono arrivato tra i finalisti di LVMH Award“.

Il tuo talento è stato notato già prima che arrivassi su passerelle importanti come Altaroma e Milano Fashion week.
“Durante il periodo universitario sono stato sei mesi a New York e sei mesi in Giappone. E queste esperienze mi hanno dato la possibilità di mettermi alla prova e di sperimentare. Poi sono stato chiamato a lavorare nell’ufficio stile di Emilio Pucci.
Stavo vivendo il mio sogno da bambino. Ma a Milano non ero felice.  Volevo tornare in Romagna. Ho aperto la partita Iva e ho iniziato a fare il consulente a Cesena. E così è nata la mia prima collezione Romagna mia.

Ogni collezione è un capitolo della mia vita. È anche un percorso di autoanalisi.
Ci vuole un messaggio chiaro. Un capo non deve essere solo bello ma emozionare.
È importante avere un DNA riconoscibile, in cui si crede.
Se in una collezione si parla di se stessi diventa unica.”

Dalla tovaglia romagnola a un’impronta che caratterizza in maniera esclusiva il brand Federico Cina che da un anno e mezzo ha il suo showroom a Milano.
“L’uva è diventata anche il nostro logo. La stampa romagnola per me rappresenta la tradizione, la mia infanzia, la famiglia.
È una cosa molto intima a cui tengo tanto.
La realizziamo con una lavorazione artigianale, sostenibile, utilizzando pigmenti naturali, in una stamperia a Sant’Arcangelo, in Romagna.”

Prossimi progetti?
“Stiamo lavorando alla collezione Primavera/Estate 2023 che andremo a presentare a giugno. Poi chissà…questo mondo è talmente imprevedibile che dall’oggi al domani può arrivare una richiesta importante come quella di Sanremo. ”

Articolo di Emanuela Costantini