Federica Rossi

Fashion Designer

Corso di Fashion Design

“Ho sempre avuto una forte passione per l’arte e le sue implicazioni culturali, quindi sto cercando il modo migliore per conciliare creatività e pragmatismo”.

Una grande personalità e tanta voglia di mettersi in gioco. E’ questo che contraddistingue Federica
Rossi, ex studentessa del corso di Fashion Design.
“Dal punto di vista lavorativo ho avuto la possibilità di cimentarmi in diversi ambiti legati al settore
moda: dall’illustrazione alla progettazione, fino alla creazione di cartamodelli per la prototipazione.

Recentemente ho potuto sviluppare una piccola collezione per un’azienda locale di abbigliamento,
seguendo il progetto dall’ideazione dei bozzetti fino allo sviluppo modellistico dei prototipi.
Sono stati mesi di duro lavoro in cui ho potuto mettere in pratica quello che ho imparato in questi
anni e in cui ho potuto osservare da vicino tutto quello che c’è dietro una collezione.
È stata indubbiamente una sfida che mi ha dato molte soddisfazioni, ma che mi ha anche messo
davanti ai miei limiti, aiutandomi a capire cosa mi piace e su cosa devo ancora lavorare per
migliorarmi.

Al momento sto ancora cercando la mia strada, sento ancora il bisogno di guardarmi intorno e di
mettermi alla prova. Ho sempre avuto una forte passione per l’arte e le sue implicazioni culturali,
quindi sto cercando il modo migliore per conciliare creatività e pragmatismo”.

Com’è stato per te il periodo trascorso alla UED?
“Sono stati anni di duro lavoro ma anche pieni di belle persone.
La UED è stata il mio primo contatto concreto con il mondo della moda, con il “dietro le quinte” di
un mondo che custodisce gelosamente i suoi segreti.
È stato bello potersi confrontare in un ambiente pieno di stimoli come progetti, seminari e incontri
dedicati all’arte e alla creatività e, soprattutto, poter scambiare idee e opinioni con compagni e
docenti legati dallo stesso interesse verso la moda.

Gli insegnanti sono sempre stati disponibili e pronti a condividere le loro esperienze e, soprattutto,
si sono rivelati pronti a supportare noi studenti a livello umano ancora prima che sul piano didattico.
Questo senso di famiglia è uno dei ricordi più belli del mio percorso di studi.”

Cosa consiglieresti ai ragazzi che si apprestano ad entrare nel mondo del lavoro?
“Di non disperare. All’inizio può sembrare difficile e ci si può sentire disorientati. Mi sento di dare
alcuni consigli anche a chi sta ancora studiando: cercare di tirar fuori il massimo dagli anni di
studio, considerandoli un banco di prova dotato di una “safety net”. Sperimentare significa rischiare
di mancare il bersaglio, ma il periodo di formazione è un ambiente sicuro in cui ci si può permettere
di sbagliare senza troppe conseguenze. L’importante è imparare dagli errori, senza paura di chiedere
aiuto a chi ne sa di più.

Creare una rete di amicizie e di sana competizione con i propri compagni, rimanendo aperti al
confronto e a diversi punti di vista. Alcune persone possono regalarci modi nuovi e inaspettati divedere le cose cliccando il nostro bagaglio culturale ed umano.

Inoltre consiglio di affiancare allo studio la pratica, magari sotto forma di tirocini estivi, per
mettersi alla prova e non arrivare impreparati a quello che è il mondo del lavoro, e soprattutto per
avere una visione concreta di quello che il settore moda ha da offrire.”

Hai un sogno nel cassetto?
“Sì, mi piacerebbe riuscire a creare una realtà che porti benessere sul territorio abruzzese.
Con il tempo ho visto tante persone di talento “emigrare” verso altre città in cerca di fortuna e credo
che sia un peccato.
Il nostro territorio è ricchissimo dal punto di vista culturale e artigianale. Ma l’artigianato sta
sparendo sotto le pressioni di un sistema moda globalizzato con il quale non riesce a tenere il passo.
Mi piacerebbe riuscire a dare voce non solo al ricchissimo patrimonio tessile e culturale ma anche a
tutte quelle persone piene di talento che potrebbero diventarne ambasciatori nel mondo.
Non so ancora quale forma prenderà questo progetto, per ora è ancora un sogno nel cassetto, ma
forse un domani potrebbe diventare realtà.”

Articolo di Emanuela Costantini