Character - Racconti Visivi al Circolo Aternino di Pescara

Rendere la fotografia un linguaggio autonomo. 
È da questa premessa che nasce l’idea del reportage fotografico realizzato dagli studenti che frequentano il secondo anno del corso di Graphic Design dell’Università Europea del Design di Pescara. Sotto la guida di Massimiliano Verdino, fotografo, antropologo e docente, i ragazzi hanno realizzato fotografie suggestive, in bianco e nero, che sono state esposte al Circolo Aternino di Pescara. 

 

“Il corso di fotografia che porto avanti alla UED – spiega Massimiliano Verdino – è realizzato con un orientamento di carattere linguistico. La mia idea è rendere la fotografia un linguaggio autonomo. Un proposito che realizzo facendo dialogare i dipartimenti di grafica e di moda attraverso un linguaggio comune, che è quello della fotografia appunto. Iniziando da un’alfabetizzazione alla fotografia. “
Cosa vuole intendere con l’espressione “alfabetizzazione alla fotografia “?
“Utilizziamo tutti l’immagine fotografica oggi, però, bisogna fare le giuste considerazioni. Prima di scattare dobbiamo pensare che attraverso una foto raccontiamo qualcosa, iniziando da quello che abbiamo intorno.
Con gli studenti della UED, dopo aver scattato ci dedichiamo all’editing, ci confrontiamo in maniera collegiale. C’è chi è più portato, chi utilizza la fotografia per uno scopo ben preciso, chi si esprime attraverso la fotografia.”
Cosa raccontano le foto in mostra al Circolo Aternino di Pescara?
“Una parte delle foto in mostra sono il risultato del reportage del viaggio che abbiamo fatto a Roma. Raccontano come i ragazzi hanno interpretato il territorio. “
Tema dell’incontro di oggi è “Urbanizzazione e dinamiche identitaria della modernità.” Spieghiamo meglio questi concetti.
“Essendo antropologo cerco di trasmettere, attraverso l’immagine, la percezione della dimensione dell’essere umano nella contemporaneità, considerando la necessità dell’abitare. Con gli studenti della UED, in particolare, ci siamo soffermati ad analizzare la realtà di Pescara. Ogni allievo ha dato una sua interpretazione dell’identità di Pescara. Quello che ne è emerso è uno spaccato della realtà che racconta la vita in una città di mare in modo diverso, parlando anche di inclusività.
I ragazzi hanno fatto delle foto meravigliose.”
In una società dove l’immagine a volte si sostituisce alle parole, quanto è importante saper raccontare attraverso degli scatti fotografici?
“Si può raccontare tanto attraverso degli scatti. Io continuo a dire che la fotografia è un linguaggio autonomo. È importante però fare attenzione ad alcune norme comportamentali che regolano la vita comune, evitando di invadere i vari dispositivi di immagini. Bisogna cioè utilizzare una sorta di pedagogia dell’immagine, che deve lasciare una traccia di memoria.
Perché con la fotografia digitale c’è stata una diffusione notevole delle immagini ma, allo stesso tempo, si tende a sfogliare tutto velocemente. Senza considerare che la fotografia forma la nostra identità, cattura i nostri momenti più belli per costruire dei ricordi.”
Come è scattato il suo amore per la fotografia?
“Il mio è stato un percorso di innamoramento. Ho iniziato a fare le prime foto per mantenermi all’università e mi sono innamorato perdutamente della fotografia. Tanto da accantonare l’università, che poi ho ripreso in seguito, per dedicarmi unicamente alla fotografia.
E da antropologo e fotografo mi sono reso conto che è fondamentale conoscere la cultura e la storia di un posto quando si scattano delle foto. Solo cosi si riesce a catturare l’essenza di un luogo.”
Articolo di Emanuela Costantini