Alessandro Sonsini incontra gli studenti della UED Pescara per spiegare il passaggio "dalla Street Art al Muralismo Urbano Contemporaneo" all'interno dell'evento Character - Racconti Visivi

Una forma d’arte accessibile a tutti che promuova anche iniziative di riqualificazione urbana.

È ciò che Alessandro Sonsini, pittore e docente universitario alla facoltà di Architettura di Pescara, ospite di ArtEX, si propone di fare con il MURAP Festival di Pescara, di cui è direttore artistico.
MURAP Festival, ovvero muri dell’arte pubblica a Pescara -spiega Sonsini – è un festival triennale. Abbiamo iniziato lo scorso anno e completeremo il ciclo l’anno prossimo. L’idea è quella di riqualificare la città partendo dalla realizzazione di murales in alcune zone del territorio.”
Oggi, nell’ambito dell’evento ARTEX , promosso dall’Università Europea del Design di Pescara al Circolo Aternino, incontra gli studenti della UED per spiegare il passaggio “dalla Street Art al Muralismo Urbano Contemporaneo”, appunto.

“Il mio progetto di Muralismo Urbano nasce otto anni fa, quando ho coordinato gli artisti che hanno realizzato i murales in Piazza Muzii – ricorda Sonsini -Da allora ho cominciato ad approfondire questa forma di espressione artistica che adesso è letteralmente esplosa. Nel bene e nel male. Ormai questi murali stanno dappertutto e non sempre nei posti giusti.

Sono dell’idea che quando il murale assume una posizione così importante va governato con un progetto urbano ed artistico.

Per questo ho iniziato a lavorare su questa forma di muralismo. La street art è un’altra cosa. Il termine muralismo non l’ho inventato io, se ne parlava già negli anni Trenta. E i messicani sono quelli che più di altri hanno utilizzato questa forma di espressione artistica.

Oggi il Muralismo può diventare uno strumento importante di riqualificazione del territorio urbano. “
Torniamo a parlare del MURAP Festival. Da dove è partito questo progetto di riqualificazione urbana?
“Abbiamo iniziato realizzando un intervento sui piloni dell’asse attrezzato compresi tra il ponte D’Annunzio e il ponte Risorgimento. Dei due artisti coinvolti in questo progetto ho apprezzato la capacità di ascolto. Hanno interpretato Pescara come città d’acqua, senza dimenticare l’importanza del Bagno Borbonico, uno dei monumenti più antichi che ha la nostra città. Hanno disegnato tanti uccelli d’acqua, ognuno dei quali porta un simbolo legato al Bagno Borbonico.
Contemporaneamente siamo intervenuti in due aree periferiche della città: San Donato e Zanni. Ho iniziato a fare un lavoro di ascolto con le comunità che vivono in queste zone della città. Ho sempre pensato che i murali non riescono da soli a riqualificare una città ma che al murale andasse abbinato qualcosa che lasciasse un segno tangibile riguardo alla qualità della vita. Per questo a Zanni è stato realizzato anche un giardino, insieme al murale.”
Possiamo parlare di una forma d’arte che potrebbe avere uno scopo diverso da quello per il quale è nata? 
“Assolutamente sì. Alla base di tutto questo c’è l’idea dell’arte pubblica, non l’arte che sta dentro i musei e dentro alle gallerie. Un’arte che è a disposizione di tutti, che va condivisa con tutti e che mira a contribuire a migliorare la qualità della vita di una città insieme a tutti gli altri strumenti quali grandi eventi, servizi, infrastrutture.”
Cosa si può fare per rendere l’arte più accessibile, per far sì che venga compresa?
“Scegliere artisti che utilizzano un linguaggio semplice, come ho fatto in qualità di direttore artistico del MURAP. L’arte deve essere accessibile per avvicinare la gente, incuriosirla. Attorno a questi murales abbiamo organizzato tanti momenti di discussione, prodotto un docufilm, realizzato una mostra fotografica. Tutte iniziative che sono servite per spiegare il nostro progetto artistico. “
Accanto all’attività di docente alla facoltà di Architettura di Pescara, ha sempre portato avanti anche la sua passione per la pittura.

“In fondo non ho mai smesso di dipingere e di andare in giro a vedere mostre e musei. Ma da quando sono andato in pensione ho ripreso a dedicarmi al mio primo amore: l’arte.”

Articolo di Emanuela Costantini