Arti performative e giovani designer. Ne parliamo con Sibilla Panerai

L’arte, l’Abruzzo, i giovani.
Sibilla Panerai, giovane storico dell’arte, scrittrice, docente di Storia dell’arte contemporanea nel dipartimento di Architettura dell’Università G. d’Annunzio di Pescara, ha incontrato gli studenti dell’Università Europea del Design di Pescara per parlare di ‘Storia delle arti performative in Abruzzo.

“Partiamo dalla storia che ha caratterizzato l’Abruzzo dagli anni ’70 e che ha visto grandi artisti che hanno trovato su questo territorio un luogo speciale dove potersi esprimere. È una storia che coinvolge anche i giovani perché molte azioni performative fatte sul territorio hanno interessato proprio loro.

Pensiamo alle azioni che faceva Summa e che coinvolgevano gli studenti.

Anche oggi i ragazzi hanno tanta voglia di essere coinvolti. Lo vediamo quando proponiamo delle performance attraverso il festival “CORPO”, che curo da 10 anni e che è dedicato all’arte performativa.

Quando dopo la performance proponiamo gli incontri con gli artisti, i giovani sono sempre molto interessati. C’è un grande desiderio di scambio. Il linguaggio performativo è estremamente contemporaneo.”

È cambiato qualcosa con l’arrivo dei social?
“Il social rende pubblico questo desiderio di contatto che si esprime in una maniera diretta con l’arte.”Arte che può essere vista anche come ambito professionale futuro.

“Assolutamente sì. Mi auguro che ci sia sempre più spazio per questo. Siamo, in verità, un paese incredibilmente caratterizzato dall’arte e dalla bellezza, ma non sappiamo ancora sfruttare appieno il nostro potenziale.”

L’Abruzzo come si colloca in questa prospettiva?

“L’Abruzzo sta crescendo. Sono tante le realtà – gallerie, fondazioni, università e scuole private – che oggi si occupano di mediare con il grande pubblico promuovendo, nel corso dell’anno, tanti avvenimenti legati all’arte contemporanea.

L’Abruzzo ha da sempre questo ruolo fortemente votato al contemporaneo.”

Forse per avvicinare di più i giovani all’arte e alle sue prospettive lavorative, si dovrebbe partire avviando un dialogo con i genitori.

“Sì. Il consiglio che mi sento di dare ad un genitore che, invece, si trova di fronte un ragazzo che ha le idee ben chiare rispetto al suo ruolo nell’arte, è quello di seguirlo e di dargli tutti i mezzi necessari perché si possa esprimere. Altrimenti quella esigenza tornerà fuori durante la sua vita.

Ci sono tanti ambiti in cui ci si può esprimere. Non solo una parte teorica, legata alla figura dello storico dell’arte – quella che ho scelto io – ma anche il curatore di mostre o l’artista legato ai diversi mezzi di espressione: fotografia, scultura, arte performative.

Ma bisogna dedicarsi con passione a ogni ambito artistico.

E’ facile definirsi artista senza esserlo. Il vero artista affronta il suo percorso con umiltà perché ha un continuo desiderio di apprendere.”

 

Emanuela Costantini