Psicologa, consulente familiare, fiabaterapeuta e presidente dell'associazione Nemo Arte
Manuela Toto è ospite del ciclo di incontri Artex.

È Manuela Toto psicologa, consulente familiare, fiabaterapeuta e presidente dell’associazione Nemo Arte, l’ospite del ciclo di incontri ArtEX.

Attraverso il linguaggio della fiaba hai guidato gli studenti dell’Università Europea del Design di Pescara alla scoperta del processo che porta alla consapevolezza di sé.
“Sì, aumentando la consapevolezza aumentano le possibilità di tirare fuori il nostro talento, le nostre abilità. È anche il mio percorso personale. Formandomi ed evolvendo come persona, ho scoperto il mio talento.”
Con questo obiettivo da poco più di un anno hai fondato SouLab
“È una piattaforma online dove cerco di coinvolgere e supportare le persone in un processo di crescita e di cambiamento.”

 

Cosa intendi per crescita interiore?
“Noi siamo abituati a curarci di noi da tanti punti di vista: la salute, il corpo, l’alimentazione. Cerchiamo di prenderci cura del corpo attraverso il movimento.
Ma non pensiamo al nostro mondo interiore, alla gestione delle emozioni, delle relazioni. Spesso queste cose vanno male, ma noi ce ne curiamo solo quando vanno molto male.
Preoccuparci della nostra crescita interiore significa avere delle abitudini sane, prendersi cura del nostro mondo interno.
Noi siamo corpo e ciò che viaggia dentro. Non c’è una dicotomia. Siamo talmente abituati ad essere sofferenti, doloranti, tristi, arrabbiati che diventa un’abitudine. “
Aladino torna a Desiderare è il titolo del workshop che oggi tieni all’Università Europea del Design di Pescara. Cosa vuoi sottolineare con questa premessa?
“Come in altre occasioni, prendo una fiaba e la metto a servizio di un piccolo viaggio di conoscenza interiore.
Aladino è una storia che conosciamo tutti ma di cui non cogliamo tutto. Aladino che trova la lampada e impara ad usarla non è un ragazzo che scopre qual è il suo desiderio. Ancora prima scopre quanto è importante mantenere la capacità di desiderare nella vita.
Quando perdiamo questa capacità perdiamo anche la capacità di migliorare come persone e di migliorare il mondo fuori. Sembra scontato ma non lo è.
Nella lampada di Aladino c’è un percorso chiaro, perché le fiabe sono semplici nella modalità narrativa.
Alla fine della fiaba il ragazzo povero diventa ricco, intelligente, evoluto.
È una storia che dà tanto conforto secondo me e ci fa comprendere quanta potenzialità abbiamo e come affrontare le difficoltà.”
Da cosa nasce l’idea di parlare proprio della fiaba di Aladino?
“L’idea di portare Aladino oggi è stata suggerita anche dal fatto che alla fine del 2021 con l’associazione Nemo abbiamo creato una video istallazione dove questa storia, ricchissima di simboli e di significati, è stata racchiusa nel video realizzato da Emanuele Dragone, il nostro direttore artistico.
Si sente la voce di Aladino che incoraggia il fruitore a ricominciare a desiderare, dopo aver affrontato tutte le difficoltà.
La voce di Aladino è del noto doppiatore Roverto Pedicini.
Credo che oggi si continui a desiderare senza ben focalizzare ciò che è importante. 
“Bisogna distinguere tra aspettative, illusione e desiderio. L’errore in cui cadiamo più spesso, soprattutto quando non abbiamo focalizzato i nostri valori, è che rincorriamo i desideri degli altri, partendo dai genitori a quello che ci chiede la società. Ci chiedono di essere prestanti, riconoscibili, di vincere sempre.
E questo a volte porta a non sentirsi adeguati, capaci. Ma rispetto a quale asticella? Spesso non ci chiediamo qual è per noi la cosa più importante.
Aladino lo scopre al termine di un processo fatto di solitudine, rabbia, delusione.
Bisogna attraversare queste fasi. A volte ci aspettiamo che le cose avvengano, senza chiedere. E poi rimaniamo male se non ci capiscono.
È un processo distruttivo legato al fatto che non ci siamo presi la responsabilità di quello che vogliamo oppure ci illudiamo o accusiamo gli altri di illuderci. Ma se andiamo a vedere l’etimologia della parola “illudere” significa “trarre in gioco qualcuno “.
Significa non guardare la realtà.”

Articolo di Emanuela Costantini