Mariano Boccardi
Product Developer Assistant
MARNI

Corso di Fashion Design

La sua allegria è contagiosa e la sua voglia di sperimentare è travolgente.
Parlo di Mariano Boccardi, giovanissimo Fashion Designer (appena 23 anni!) che, concluso il percorso triennale all’Università Europea del Design, ha già trovato il suo posto nel mondo della moda.

La sua allegria è contagiosa e la sua voglia di sperimentare è travolgente.
Parlo di
Mariano Boccardi, giovanissimo Fashion Designer (appena 23 anni!) che, concluso il percorso triennale all’Università Europea del Design, ha già trovato il suo posto nel mondo della moda.

“Provengo da una famiglia molto umile – racconta Mariano – che da sempre mi ha insegnato quanto è importante il valore dei sacrifici e dell’impegno per ottenere un risultato. Sono un ragazzo solare, curioso e creativo, di poche pretese, con il sorriso stampato sul viso, con tanta voglia di imparare e scoprire cose nuove.”

Come è nata la tua passione per la moda? 

“Non so da dove è nata, dato che la mia è una famiglia di agricoltori da generazioni. Ma credo che sono state mia madre e mia nonna a trasmettermi la passione per il cucito e i ricami.  Infatti in ogni capo o collezione che realizzo il ricamo è sempre presente, mi caratterizza, mi rappresenta o forse mi fa tornare in mente le dolci mani di mia madre e di mia nonna che ricamano. Mi fa sentire più vicino a casa. Mi piacerebbe che chi indossa un mio capo percepisca tutto l’amore che ho messo nel farlo. 

Quindi, tornando alla domanda, penso che la mia passione per la moda sia nata così.
Poi, poco per volta, ho iniziato a crederci sempre di più fino ad arrivare alla UED, dove ho capito veramente che la moda è la mia strada….” 

Di che cosa ti occupi adesso? 

“Attualmente occupo la figura di Product Developer Assistant nell’ufficio prodotto maglieria uomo/donna della MARNI (gruppo OTB), un fashion brand di lusso. Un lavoro molto stimolante dato che, a differenza degli altri uffici prodotto, qui si collabora molto in maniera diretta con l’ufficio stile e quindi riesco ad apprendere ed osservare tutto il processo creativo che c’è dietro una collezione moda.” 

Cosa ti ha spinto a iscriverti all’Università Europea del Design per iniziare il tuo percorso formativo nel Fashion Design? 

“In realtà dovevo iscrivermi in una prestigiosa scuola di moda a Firenze, dove avevo vinto una borsa di studio.  

Poi al Salone dello studente di Bari ho visto lo stand della UED, tutto verde e pieno di colori. Su un manichino c’era un gonnellone pieno di ricami ispirati all’Africa e mi incuriosii. Chiesi informazioni e praticamente due settimane dopo ero in sede a fare un colloquio. Mi innamorai subito dell’università sia per la proposta formativa molta ricca che la UED offre sia per la sensazione di ambiente famigliare che mi dava.
Finito il colloquio ( con me c’erano i miei genitori e mia sorella ) mi dimenticai della borsa di studio appena ricevuta e mi iscrissi all’Università Europea del Design di Pescara senza pensarci due volte. 

Col senno di poi, adesso che ho finito gli studi, non mi pento della scelta che ho fatto perché dopo il percorso di studi alla UED sono una persona nuova, con un bagaglio di conoscenza molto ampio e con una crescita sia professionale che umana pazzesca.
Perché qui i prof non ti insegnano solo tutto quello che c’è da sapere sul sistema moda, ma ti insegnano anche cosa è la vita al di fuori;
ad essere forti quando qualcuno cercherà di metterti i bastoni fra le ruote o quando riceverai le cosiddette “porta in faccia”.

Ti spiegano che dopo l’università non sarà facile avere successo nella moda ma non bisogna perdere le speranza: solo se hai passione e costanza ce la puoi fare. Ti insegnano anche quanto è bello realizzare qualcosa di concreto con le proprie mani, come una collezione, un abito ma anche soltanto uno sketch con una difficile tecnica di lavorazione e a dare valore a tutto quello che c’è dietro un vestito o una sfilata che dura soltanto 15 minuti.”

Cosa ricordi con più nostalgia del periodo di studio che hai trascorso all’Università Europea del Design di Pescara? 

“Degli anni passati alla UED ho ricordi molto felice. Alla UED ci ho lasciato un pezzo di cuore, un pezzo di Mariano (MARIANÌ); ci ho lasciato pianti, grandi risate, momenti di sconforto generale dietro le tante consegne da fare e il pensiero di non farcela. Ma ci sono stati anche tanti momenti di soddisfazione quando vedevi un progetto finito oppure un abito che dopo tanti prototipi e ore e ore di cucito finalmente riusciva come lo avevi progettato. Come mi è successo con una tasca a toppa senza impuntura visibile: l’ho rifatta 14 volte, ma alla fine sono riuscito a farla. 

E poi le lezioni… dopo ogni lezione c’era sempre qualcosa di nuovo che “portavi a casa”: scoprivi nuovi brand, conoscevi nuove tecniche, vedevi vecchie sfilate. 

Durante le pause caffè o pranzo con gli altri ragazzi di design e graphic si scambiavano varie idee e magari il dialogo portava a nuovi spunti di ispirazione; oppure ci si aiutava a risolvere i problemi che si avevano con i progetti o con i vari programmi che non funzionavano. E poi quante soddisfazioni! Quando iniziai il corso di accessorio, il secondo anno, mi sembrava tutto molto difficile: disegnare quelle scarpe sembrava impossibile e poi vedere i lavori dei ragazzi più grandi cosi perfetti …fogli strappati, giorni interi a rifare disegni. Solo con l’impegno giorno dopo giorno quell’impresa impossibile ha iniziato a diventare possibile. 

In UED si respira aria di casa. Con i prof si crea un legame quasi amichevole perché ti reputano studente, ma allo stesso tempo collega. E questo fa si che quel filo invisibile che divide insegnante e alunno scompaia. 

È un ambiente che crea famiglia. Quando sei lì, ti senti parte di un grande team dove tutti collaborano con tutti. E dove Giulia, la segretaria, dà sempre il buongiorno con il sorriso e ha sempre una parola di conforto per tutti. E tra noi ragazzi si creano legami speciali che poi custodisci nel tempo.” 

Cosa consiglieresti di fare ad uno studente che vorrebbe lavorare nel campo della moda?

“Per prima cosa gli faccio un grande in bocca al lupo, perché in questo settore c’è tanta competizione/concorrenza, a volte anche malsana. Non bisogna abbattersi ai primi “no” ma perseverare e crederci sempre, senza mai smettere di sognare ma rimanendo sempre con i piedi per terra.

Poi consiglierei di vivere l’università come se fosse una palestra, un ring, un campo di battaglia (e la UED te lo permette)… nel senso di sperimentare sempre cose nuove, stili nuovi, tecniche nuove; di non chiudersi a riccio nel proprio mondo ma di aver voglia di esplorare ed esercitarsi su più

aspetti , perché solo cosi è possibile ottenere una crescita sia professionale che umana. Devi essere una spugna all’interno di un grande acquario, dove devi assorbire più acqua possibile. E in questo caso “l’acqua” sono i prof che mettono a disposizione le loro conoscenze. Se penso al Mariano che è entrato al primo anno e poi vedo il Mariano che è uscito al terzo anno, vedo due persone completamente diverse.. 

Quindi buon’avventura collega e chissà, magari ci incontreremo. Il mondo della moda è un ossimoro: tanto grande quanto piccolo!” 

Hai un sogno nel cassetto? 

“Sì, quello di rendere concreto, in futuro, il mio brand Marianì e riuscire a far indossare a più persone i miei abiti e il messaggio che c’è dietro ogni mio capo. 

E’ questo il mio sogno nel cassetto. Ma per il momento voglio formarmi il più possibile nel settore moda. Credo che da ogni esperienza c’è sempre qualcosa da imparare.” 

Emanuela Costantini